Come posso essere felice? Una prospettiva epicurea e stoica

Quale stile di vita, epicureo o stoico, raggiunge la massima felicità? Nel suo libro "Stoici, epicurei e scettici", il classicista R.W. Sharples si propone di rispondere a questa domanda. Introduce i lettori ai modi fondamentali in cui viene creata la felicità all'interno delle due prospettive filosofiche, giustapponendo le scuole di pensiero per evidenziare critiche e comunanza tra i due. Descrive le caratteristiche ritenute necessarie per raggiungere la felicità da ogni prospettiva, concludendo che sia l'epicureismo che lo stoicismo concordano con la convinzione aristotelica che "il tipo di persona che si è e lo stile di vita che si adotta avrà effettivamente un rapporto immediato con le azioni che si compiono".

The Epicurean Road to Happiness

Sharples suggerisce che gli epicurei abbracciano la concezione di amore di sé di Aristotele perché l'obiettivo dell'epicureismo è definito come piacere raggiunto attraverso la rimozione del dolore fisico e dell'ansia mentale. Il fondamento della credenza dell'Epicurea si basa su tre categorie di desideri, tra cui il naturale e necessarioil naturale ma non necessario, e i desideri innaturali. Coloro che seguono una visione del mondo epicureo eliminano tutti i desideri non naturali, come l'ambizione di raggiungere il potere politico o la fama perché entrambi questi desideri alimentano l'ansia. Gli epicurei si affidano ai desideri che liberano il corpo dal dolore fornendo riparo e abolendo la fame attraverso la fornitura di cibo e acqua, osservando che i cibi semplici offrono lo stesso piacere dei pasti lussuosi perché l'obiettivo del cibo è quello di ottenere nutrimento. Fondamentalmente, gli epicurei credono che le persone apprezzino le delizie naturali derivate dal sesso, dalla compagnia, dall'accettazione e dall'amore. Nella pratica della frugalità, gli epicurei possiedono una consapevolezza dei loro desideri e hanno la capacità di apprezzare appieno i lussi occasionali. Gli epicurei lo sostengono il percorso per garantire la felicità arriva ritirandosi dalla vita pubblica e risiedendo con amici intimi e affini. Sharples cita le critiche di Plutarco all'epicureismo, secondo cui il raggiungimento della felicità attraverso il ritiro dalla vita pubblica trascura il desiderio dello spirito umano di aiutare l'umanità, abbracciare la religione e assumere ruoli di leadership e responsabilità.

Gli stoici sul raggiungimento della felicità

A differenza degli epicurei che hanno il piacere di fondamentale importanza, gli stoici attribuiscono la massima importanza all'autoconservazione, credendo che la virtù e la saggezza siano le capacità necessarie per raggiungere la soddisfazione. Gli stoici credono che la ragione ci porti a perseguire cose specifiche evitando gli altri, in accordo con ciò che ci servirà bene in futuro. Gli stoici dichiarano la necessità di quattro credenze per raggiungere la felicità, attribuendo la massima importanza alla virtù derivata dalla sola ragione. La ricchezza ottenuta durante la propria vita utilizzata per eseguire azioni virtuose e il livello di forma fisica del proprio corpo, che determina la propria naturale capacità di ragionare, rappresentano entrambe le credenze fondamentali degli stoici. Infine, indipendentemente dalle conseguenze, si devono sempre svolgere i propri doveri virtuosi. Esibendo autocontrollo, il seguace stoico vive secondo il virtù di saggezza, coraggio, giustizia e moderazione. In contraddizione con la prospettiva stoica, Sharples osserva l'argomentazione di Aristotele secondo cui la sola virtù non creerà la vita più felice possibile, e si ottiene solo attraverso la combinazione di virtù e beni esterni.

Aristotele's Blended View of Happiness

Mentre la concezione di adempimento degli stoici risiede esclusivamente nella capacità della virtù di fornire appagamento, la nozione epicurea di felicità è radicata nell'ottenimento di beni esterni, che sconfiggono la fame e portano la soddisfazione del cibo, del riparo e della compagnia. Fornendo descrizioni dettagliate sia dell'epicureismo che dello stoicismo, Sharples lascia al lettore la conclusione che la concezione più completa del raggiungimento della felicità combini entrambe le scuole di pensiero; quindi, rappresentando la convinzione di Aristotele che la felicità si ottiene attraverso una combinazione di virtù e beni esterni.

fonti

  • Stoici, epicurei (L'etica ellenistica)
  • D. Sedley e A. Long's, The Hellenistic Philosophers, vol. I (Cambridge, 1987)
  • J. Annas-J. Barnes, The Modes of Skepticism, Cambridge, 1985
  • L. Groacke, scetticismo greco, McGill Queen's Univ. Stampa, 1990
  • R. J. Hankinson, The Skeptics, Routledge, 1998
  • B. Inwood, Hellenistic Philosophers, Hackett, 1988 [CYA]
  • B.Mates, The Skeptic Way, Oxford, 1996
  • R. Sharples, Stoics, Epicureans and Skeptics, Routledge, 1998 ("Come posso essere felice?", 82-116) [CYA]