Il effetto fotoelettrico rappresentò una sfida significativa per lo studio dell'ottica nell'ultima parte del 1800. Ha sfidato il teoria delle onde classiche di luce, che era la teoria prevalente del tempo. Fu la soluzione a questo dilemma della fisica che catapultò Einstein in una posizione di rilievo nella comunità della fisica, guadagnandosi infine il premio Nobel del 1921.
Annalen der Physik
Quando una fonte di luce (o, più in generale, radiazione elettromagnetica) è incidente su una superficie metallica, la superficie può emettere elettroni. Gli elettroni emessi in questo modo sono chiamati fotoelettroni (anche se sono ancora solo elettroni). Questo è raffigurato nell'immagine a destra.
Amministrando un potenziale di tensione negativa (la scatola nera nella foto) al collettore, ci vuole più energia per gli elettroni per completare il viaggio e iniziare la corrente. Il punto in cui nessun elettrone arriva al collettore è chiamato arresto potenziale VS, e può essere usato per determinare la massima energia cinetica Kmax degli elettroni (che hanno carica elettronica e) usando la seguente equazione:
Kmax = eVS
Funzione Ii phiPhi
Tre previsioni principali derivano da questa spiegazione classica:
Come puoi dire, questi tre risultati sono l'esatto opposto delle previsioni della teoria delle onde. Non solo, ma sono tutti e tre completamente controintuitivi. Perché la luce a bassa frequenza non attiva l'effetto fotoelettrico, poiché trasporta ancora energia? Come si liberano i fotoelettroni così rapidamente? E, forse più curiosamente, perché l'aggiunta di più intensità non provoca rilasci di elettroni più energici? Perché la teoria delle onde fallisce così totalmente in questo caso quando funziona così bene in così tante altre situazioni
Albert Einstein Annalen der Physik
Basandosi sulla teoria della radiazione del corpo nero di Max Planck, Einstein ha proposto che l'energia della radiazione non sia continuamente distribuita sul fronte d'onda, ma sia invece localizzata in piccoli fasci (in seguito chiamati fotoni). L'energia del fotone sarebbe associata alla sua frequenza (ν), attraverso una costante di proporzionalità nota come La costante di Planck (h) o alternativamente, utilizzando la lunghezza d'onda (λ) e la velocità della luce (c):
E = hn = hc / λ
o l'equazione del momento: p = h / λ